IL RETABLO DELLA CHIESA DI SANTA GRECA Quando Georgiana Goddard King scrisse: “Sardinian
Painting I” , lo fece perché in Sardegna c’erano stati dei pittori che
tutto il mondo ci poteva invidiare. Lo stesso sottotitolo del libro, “The
Painters of the Gold Background”, la dice lunga sul concetto che ne ebbe
questa docente universitaria americana. Georgiana ebbe una tale considerazione
per i pittori del Bolo d'oro che girò tutta la Sardegna alla ricerca di
retabli* e dipinti da far conoscere a tutti. I vari maestri: di
Castelsardo, di Sanluri, i Cavaro, Figuera, Mainas, Barcelò. Come disse
Federico Zeri, non fu un caso.Il primo libro su la pittura dei retabli sardi fu
stampato a Filadelfia (il secondo pur essendo pronto non ebbe corso). Sgarbi ci rimprovera di non conoscere, e
quindi di non amare come dovremo le nostre opere d'arte figurativa del
quattrocento e cinquecento. In Sardegna abbiamo molte opere d'arte. La nostra
cultura non ha uguali e senza fare paragoni, che nelle culture non esistono,
possiamo essere fieri di quanto abbiamo. Anche nel
nostro paese c’erano dei retabli nella parrocchiale, in particolare nell’altare
maggiore ce n’era uno dedicato alla Vergine. In un documento del 13 febbraio
1599 redatto dal segretario dell’arcivescovo di Cagliari Lasso Cedeno, si fa
cenno a questo, aggiungendo che l’altare maggiore oltre che con il retablo era
adornato da cinque statue, una rappresentava la Vergine ed era collocata al
centro le altre erano, Sant’Antonio Abate (patrono), Santa Tecla, San Giacomo e
San Giovanni Battista. Il 2 Febbraio 1656 alla fine della gran pestilenza,
per ringraziamento, fu ordinato un retablo per la Chiesa di Santa Greca. Vogliamo rammentare che in quel tempo non c'era
ancora la festa di Sant'Efisio, poiché questa nacque per una promessa alla fine
della peste. Nel 1652 ci fu una delibera con la quale si contraeva un voto al
Santo, questa prevedeva che tutti gli anni, dalla fine della pestilenza, si
sarebbe svolta una solenne e fastosa (aggiungiamo noi) processione. Questa avrebbe
riaccompagnato il simulacro del Santo a Nora, luogo del suo martirio. La
festività di Sant'Efisio, forse era celebrata anche prima, poiché si hanno
notizie che nel 1539 si era costituita la Confraternita. Naturalmente in quel
periodo non aveva nessun legame con la festa che fu un voto. In ogni modo, il 2 febbraio 1656, fu stipulato il
contratto tra il canonico "don Jorgi de Carcassona" ed il "mestre
Juan Angel pintor". Nota curiosa: in tutto il contratto non appare mai
il cognome del pittore, mentre è sempre chiamato "mestre Juan Angel
pintor", la firma dell'artista in calce all'atto è Jouanangel
Puxeddo. Le condizioni d'esecuzione del quadro sono molto
precise ed in particolare ci sono obblighi: sulle misure, posizione dei santi
da effigiare, oltre che dei soggetti. Nella zona sottostante il retablo, divisa
in quattro parti (nichos) dove dovevano essere dipinti dei miracoli di Santa Greca, i soggetti dei
quali sarebbero stati scelti dal canonico stesso. Si fanno a priori, dei
paragoni con altri quadri già esistenti, forse dello stesso pittore.
Soprattutto con quello di Assemini che è collocato nella cappella di Nostra
Signora del Rosario. Il pittore si obbliga ad eseguire il retablo; "ab
contentament y gusto del canonge don Jorgi de Carcassona". L'opera
doveva essere "popolare", immediata alla comprensione della gente,
“un catechismo sempre aperto”. Nell’effigiare alla destra San Nicola e a
sinistra Sant'Antonio del fuoco con al centro la Santa, si ponevano in evidenza
i Santi più venerati a Decimomannu in quel periodo. Doveva raffigurare le varie
fasi del martirio con la Santa legata, portata come prigioniera davanti al
tiranno seduto sulla sua sedia. Alla scena doveva assistere molta gente.
Ancora, rappresentare la Santa inginocchiata con il capo abbassato ed il boia
con la spada sguainata per reciderlo. Al centro del dipinto, in alto, doveva
essere rappresentata la Santissima Trinità.Il costo dell'opera era stato
convenuto 250 Lire, delle quali 50 Lire pagate in anticipo. Le rimanenti 200
Lire "luego che serà acabat y posat dit quadro en son lloch"
(a lavoro finito). Non ci sono obblighi di dare altri soldi prima di finire e
posare il quadro, si specifica piuttosto categoricamente l'impossibilità di
avere altri anticipi se non a "faena acabada".I termini di
consegna sono molto precisi e rapidi, il tutto pronto per il 30 aprile, vigilia
della festa del 1° maggio. Purtroppo quest’opera,
come molte altre del medesimo tipo in Sardegna e a Decimomannu non esistono
più. La chiesa di Santa Greca fu riedificata, nella forma attuale nel 1777. Nell’Archivietto della
cattedrale oristanese si conservano sette elementi di polittico del secondo
quarto del XVII secolo, attribuiti a Giovanni Angelo Puxeddu. _______________________________________ * I
retabli sono delle pitture su legno (retaula) che erano posti negli altari,
come le Pale e le Ancone.Il termine è spagnolo come si può arguire dal periodo
nel quale sono stati eseguiti.
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