GLI OPERAJ DI SANTA GRECA (OBRIERI)

24 aprile 1928,il Parroco di Decimomannu Sacerdote Raimondo Maxia, ritenne opportuno disciplinare il compito degli obrieri della festa di Santa Greca. A tale scopo preparò un regolamento.

Lo Spano nel suo libro del 1876, traendo spunto da una gita fatta a Decimomannu, in treno, con il Geometra Filippo Nissardi parla degli "operaj" che sono tre, nominati ogni anno. Due dal Municipio ed il terzo dal parroco. "Il loro uffizio è di raccogliere le offerte ed i voti dei fedeli nel tempo delle due feste". Questi operaj, nell'abside, residuo della vecchia chiesa, solevano nel giorno della festa fare un invito "di dolci e vini squisiti".

E' chiaro che gli operaj di quel periodo corrispondono agli attuali obrieri che da qualche anno sono diventati cinque e sono nominati dal prete, solitamente il giorno di Pasqua e resi noti durante l'omelia della messa solenne.

Gli operaj avevano, come detto, il compito di raccogliere le offerte ed i voti dei fedeli. Tra le altre cose raccoglievano  il bestiame. In un anno d’abbondante raccolto (1822), un operajo racconta che furono offerti: 20 vacche, 50 capre, 80 agnelli, 30 porci e 300 galline. Gli animali preparati allo scopo, puliti e tutti infiocchettati dovevano essere introdotti in chiesa per l'entrata principale, in modo che passassero di fronte alla Santa, poi uscendo dalla sacrestia erano portati nel cortile dove c'erano delle gabbie costruite allo scopo di custodirveli. Erano poi assegnati ad un pastore di fiducia che li accudiva in nome della chiesa. Per evitare vari tipi di problemi d’abigeato, erano marchiati con apposito segno detto “su sinnu”, questa usanza è andata in disuso negli anni cinquanta. Era loro compito raccogliere anche: ceri, ex voto d'ogni genere e gioielli (prendas).Negli anni passati questi dovevano essere tanti se come racconta ancora lo Spano, un cappellano che aveva infilzati alcune dozzine d’anelli, li vendeva a cinque lire l'uno.

Su tutte le offerte che si facevano alla chiesa, il Demanio esigeva una tassa. Mentre versava alla chiesa una cedola sui beni immobili che aveva in surrogazione, pretendeva una tassa a titolo di ricchezza mobile, che era quattro volte superiore alla rendita dei beni immobili. Questo fatto faceva sì che i preti e gli operaj contestassero poiché con queste imposte "commettevano gran peccato distogliendo i fedeli dal fare pingui offerte".

Dal 1909 al 1974 gli obrieri erano tre, secondo il libretto di Don Podda, mentre dall'anno successivo al 1991 divennero quattro. Dal 1992 ai nostri giorni gli obrieri sono cinque, dei quali due sposati e tre celibi.

Nei primi anni, si evince che spesso gli obrieri erano gli stessi, alcuni anni erano uguali, o quasi l'anno precedente. Fanno eccezione il 1940 anno nel quale non fu nominato l'obriere celibe perché tempo di guerra ed il 1963 quando furono nominati quattro obrieri.

Il 25 aprile 1916 il canonico Giuseppe Miglior emana un regolamento per gli obrieri, in 14 articoli ed uno per la commissione di vigilanza dell’Azienda di santa Greca. Prima del 1916 il regolamento degli obrieri era dell’Arcivescovo Berchialla. Gli obrieri dovevano essere quattro, due nominati dal municipio una dalla commissione di vigilanza ed un sacerdote. L’articolo 12 della commissione di vigilanza precisa che agli obrieri era proibito dormire in chiesa.

Nel 1920 con lettera del 10 marzo, la curia stabilisce che dei quattro obrieri, due devono essere sacerdoti. Il Canonico Miglior in data 28 aprile 1920 invia al sacerdote Salvatore Cirina, vicario e forano, una lettera nella quale si comunica che i due obrieri sacerdoti per quell’anno saranno Pietro Desogus e Benvenuto Casti.

Gli usi e costumi degli obrieri, forse non erano consoni all’usanza ed al compito per il quale erano stati scelti, questo sollecitò la curia ad intervenire. Monsignor Piovella il giorno 8 maggio 1926 scrive a Don Maxia che secondo il Canone 210 del Consiglio Plenario Sardo si fa divieto:

-Che gli obrieri abbiano seco del vino, nei locali della chiesa, oltre quello necessario.

-Che invitino od ammettano persone, anche parenti o della forza pubblica, in chiesa dopo che questa sia chiusa.

-Che mangino in chiesa, di giorno e di notte.

-Che regalino candele della Santa ad   alcuno.

                    Da questa piccola storia è evidente che il concetto attuale di nomina degli obrieri sia più improntato alla partecipazione di tutti i ceti sociali, di conseguenza a tutta la popolazione, non come prima che quest’onore era riservato alle famiglie di "rango" secondo alcuni canoni allora in auge ma ormai superati.

Il compito degli obrieri in questo periodo è di aiutare il parroco durante la festività prettamente religiosa, mentre per tutte le altre attività, il compito e onere è demandato al comitato che presiede le festività civili. L’Associazione Santa Greca s’impegna ad organizzare le festività civili gli eventi spettacolari come intrattenimenti artistici, fuochi pirotecnici. Collabora in modo tangibile anche alla processione con gruppi folkloristici e banda musicale. Il tutto nella ricerca di una coesione fra la popolazione decimese e turisti, forestieri e fedeli che desiderano con devozione partecipare ai festeggiamenti.

Il libretto obrieri di “S.Greca” dal 1909 al 1998 di Don Podda, è diverso dai documenti trovati. Dal 1916, come scritto, gli obrieri dovevano essere quattro, tra i quali un sacerdote. Il libretto riporta tre nomi, forse è stato omesso il nominativo del prete. Nel 1916 l’articolo 12 del regolamento afferma che agli obrieri e a qualunque altro era proibito dormire in chiesa, l’usanza fu introdotta successivamente da Don Maxia che lo  stabili nel regolamento del 1928 all’articolo sei.                                    

 Angelo Sanna