LA CHIESA DI  SAN NICOLO’ DI  DECIMOMANNU

 

La tradizione bizantina alla quale era legata la Sardegna, prima del periodo giudicale, aveva portato tra le altre cose, ad avere in molti nuclei abitati; come Ville, paesi e aggregazioni agrarie, le chiese. Queste ultime erano più o meno grandi a seconda delle possibilità economiche e del reperimento dei materiali per costruirle.

Decimo aveva molte chiese, poste anche una accanto all’altra (…cosa de doiciento passos,…del un tiro de escopeta…) comunque diffuse e sparse in tutta la comunità. Spesso erano  costruite con materiali reperiti da edifici del periodo romano. L’edificazione di questi templi e di altri stabili portò alla distruzione di monumenti storicamente importanti, dei quali non è rimasta traccia né  testimonianza. Sino al 1500 a Decimo c’erano ancora i ponti romani efficienti,  ancora buona parte dell’acquedotto e molte chiese in buone condizioni, nelle quali si officiava. Tra le altre chiese c’era quella di san Nicolò, la più bella e anche la parrocchiale del paese[1]. Aveva annesso un monastero e faceva parte della mensa arcivescovile,         quindi dotata di beni[2]. Anche il Fara scriveva che a Decimo c’erano, oltre ad altre chiese, quelle       di san Nicolò e di san Leonardo, trascurò di menzionare la chiesa (o chiesetta) di santa Greca perché ubicata in una  posizione non visibile e incorporata nella chiesa di san Nicolò che sorgeva nell’area retrostante o perché distrutta e da riedificare (derribada).

 

 Nel 1624 Esquirro[3] scrive a proposito di Decimo e delle sue chiese: ”Vicino alla città di Cagliari,   dieci miglia verso la parte di ponente, nella strada reale (el camino Real)  per andare alla città di Oristano, c’è un paese il cui nome è Decimo Manno. Si chiama Decimo perché, come ho già detto, dista da Cagliari, dieci miglia. Decimo quasi decimus miliarius. Questo paese è accanto a un fiume [rio], che si chiama Flumineddu e, questo fiume sta dall’ altra parte del paese verso Villa Sorris . Dall’altra parte del fiume, lontane ad un tiro di schioppo[escopeta,  fucile] ci sono due chiese, a circa duecento passi. Sono queste chiese molto antiche, però molto insigni, lavorate con molta arte, con molte colonne, molti marmi, diaspri e altre pietre di valore;  una di queste chiese è dedicata a san Nicola vescovo e confessore, l’altra a san Pietro apostolo … non molto lontano dall’abitato c’è un’ altra chiesa molto antica, e non come ci si chiederà quando la si vedrà, tanto antica come le due chiese sopra dette. Non ha molte curiosità , non ha marmi ne curiosità  nel suo edificio, però si ritiene per cosa molto certa che ha un tesoro molto grande è il corpo della Bieneventurada  Beata santa Greca Martire”.[4]

 

Nel 1698 la Chiesa doveva essere ancora ben solida, poiché i documenti riportano una serie di lavori  per riparare le altre chiese del paese, mentre per quella di san Nicolò si spesero 12 soldi,  per fare una pedana al simulacro del Santo. Documenti la indicano nel 1778, il sacerdote Salvatore Martis nel questionario  inviato a monsignor Corongiu, elenca le chiese di san Leonardo (o Leone), san Giorgio , san Pietro apostolo e san Nicolò. Quest’ultima chiesa, si dice interdetta e profanata dall’arcivescovo di Cagliari, ma facente parte della mensa arcivescovile e avente un reddito  di 4 Lire e mezza. Dopo il 1805, nei rapporti delle visite pastorali, non si menzionano più molte chiese, ma solo quelle di Sant’Antonio, santa Greca e santa Maria (nel cimitero di san Vito). Lo stesso accadeva per la visita del 1820.  Angius nei suoi scritti, alla voce Decimo Mannu dice: “In Decimo furono già due monasteri di Camaldolesi[5], dove poi restarono solo     le chiese  di san Nicolò e di san Pietro…”

 

Ad avvalorare l’esistenza e l’ubicazione della chiesa ci sono delle testimonianze romane, il ritrovamento dei bolli laterizi e un cippo funerario. Due esemplari di un bollo figulino, venuti alla luce nelle fondamenta della chiesa:

 

EX PR. DOM. LUC. OPUS DOL. / OFF. PEDU. LUP.

 

Ex pr(aedis) dom(itial) Luc(illae) opus dol(iare) off(icinae) Pedu(caei) lup(uli).

 

Materiale,  probabilmente,  pertinente   parte del percorso extra urbano dell’acquedotto e riusata per la costruzione del tempio. Altri bolli simili furono trovati ad Assemini e Cagliari, comunque sempre pertinenti  l’acquedotto.

Il cippo funerario rinvenuto nel 1867 fu sottoposto a successivi studi e interpretazioni da parte di archeologi e storici. Le interpretazioni della scritta del cippo sono dello Spano, Mommsen e Sotgiu.

 

 La prima lettura dello Spano trovava concorde anche il Mommsen:

D(is) M(anibus) / Fortunata/ vixit an(nis) LX/ fecit felia / filie   b(ene) m(erenti).

 

La seconda della Sotgiu:

D(is) M(anibus) / Fortunata m / vixit annis X / Fecit pater / fili(a)e b(ene) m(erenti).

 

 

Il Mommsen riportava la versione della lettura fornita da Spano e dava delle modalità del rinvenimento le seguenti notizie: trovato presso S. Nicola. Sta davanti alla casa di Raimondo Concas (Spano). Già in parte sta davanti alla casa di Maria Giollas, parte davanti alla casa di Antonio Palmas (Schmidt). La Sotgiu, indicando il documento come inedito scriveva : cippo di calcare, spezzato a metà, visto e letto dal signor F. Soldati della soprintendenza di Cagliari nel 1936 nel cortile della casa del signor Palmas Luigi in Corso Umberto I, 49, Decimomannu.”[6]

 

Diamo , la relazione integrale dell’assistente Soldati sul sopralluogo effettuato a Decimomannu nel 1936:

 “ Rientrato a Decimomannu, il Marras mi faceva presente che in altri cortili si trovavano oggetti antichi. Ci recammo allora a casa della signora vedova Casula; nel cortile trovai un grande blocco di marmo, là l’impressione debba trattarsi di un architrave lungo m. 1,58. Alto m.0.60, spessore nella parte inferiore m. 0,35-0,38 ed alla parte superiore m. 0,22-0.25. In basso ha una sagomatura di m. 0,15. Tre scanalature verticali a m. 0,30 dal margine di ogni lato si partono dal lato superiore fino a raggiungere la sagoma orizzontale in basso. Sulla sinistra di chi lo guarda si trova un foro di m. 0,10 di diametro e m. 0,08 di profondità: (ved. Schizzo n° 3). La vedova Casula dice sia stato rimesso in luce circa cento anni fa, mentre veniva costruita l’abitazione.

Recatomi nel cortile del Sig. Palmas Luigi in Corso Umberto I n° 49, constatavo la presenza di un cippo di calcare, è questo spezzato a metà. La parte inferiore ha una sagomatura di m. 0,18 verso la base, misura m. 0,50 x 0,50. La parte superiore misura m. 0,25 x 0,60, in alto è sagomata, altezza della sagomatura m. 0,12. Il cippo porta la seguente iscrizione su cinque righe (vedi schizzo n° 4).

D    M   /  FORTUNATA   M  /  VISIT ANNIS  X  /  FECIT PATER  / FILIE B M

Richiesto al Palmas la località del rinvenimento diceva di averlo trovato a circa 2Km.

Da Decimomannu7 e precisamente alla prima cantoniera della linea ferroviaria di Iglesias. Sono stati eseguiti i calchi delle due iscrizioni.

Cagliari 25 novembre 1936  XV. L’Assistente F. Soldati.

 

Fra le due letture, alcune interpretazioni non coincidono. La lettura dell’età della persona alla quale è dedicato il cippo è diversa, poiché sembra mancare una lettera (LX – X) ciò potrebbe esser dovuto ai periodi di lettura, alla friabilità della pietra calcarea che col tempo può aver subito delle erosioni, modificandone la scritta, inoltre alcuni termini della scritta sono incongruenti, ma non modificano il significato dell’iscrizione stessa.

 

L’unica testimonianza della chiesa di san Nicola a Decimo è la colonna che sostiene il pulpito della parrocchiale.     


[1] San Nicolas obispo y confessor…Esquirro 1624.

[2] Un manoscritto del prof. Addis attesta l’esistenza in Decimo Mayor di chiese dotate di beni: Sant Nicolau, Sant Leonard, Sant Jordi .

[3] 1624 Caller. Antonio Galcerin por Juan Polla “ Santuario de Caller y verdadera historia de la invencion  de los cuerpos santos hallados en la dicha ciudad y su arzobispado…” .

[4] Nel 1624 le reliquie di santa Greca non erano ancora state trovate.

[5] I monasteri erano Vittorini.

[6] Marcella Bonello p 125 per una riscoperta della storia locale, la comunità di Decimomannu nella storia.