IL
MONASTERO DI SANTA GRECA
I documenti noti ci aiutano a conoscere la storia del
monastero ma non della chiesa che dovrebbe essere precedente e il frutto di una donazione
perpetua dei giudici di Cagliari, ai monaci Benedettini. Nell’ottenere questa
donazione i monaci si impegnavano a creare attorno alla chiesa un monastero. L’attuale chiesa di
santa Greca nella parte più antica, escludendo la cripta, è dell’ XI secolo[1],
quindi la fondazione è coeva con la creazione dei monasteri Benedettini. Un documento della metà del XIV
secolo delle Collettorie del Vaticano, trascritto da Pietro Sella nel 1945, con
il titolo “Rationes decimarum Italiae”
nei secoli XIII e XIV Sardinia[2] riporta: ”
Item pro monasterio Sante Grege de Decimo lib.unam, sol. decemseptem, den.
sex”. Da questo si evince la presenza a Decimo di un monastero che era tassato e pagava le decime. Basilare é il documento del 1355 emanato
dalla cancelleria di Re Pietro IV d’Aragona nel quale si parla di un monastero
femminile di San Giorgio di Decimomannu, detto anche di Santa Greca. Questo
documento è in riferimento a le molte donazioni fatte a favore di quel
monastero, a cominciare da quello del giudice Torchitorio (contemporaneo di
papa Alessandro II) fino ai lasciti
ricevuti dalla sua Badessa, allora in carica, Giovanna (Johana)[3]“ Dilecta et Religiosa
Johana abbatissa monasterij Sancti Georgij at que vocati Santa Grega de Decimo
maiori…”, cioè l’atto di donazione perpetua[4] del
1073 da parte di Arzone, padre di Costantino, che lo riconfermerà nel 1089 ai Benedettini,
i quali attenendosi a quanto avevano promesso costruirono i relativi monasteri:
“… Predictum monasterium sant Geogii …”.
Comunque questo documento costituisce una pietra miliare e la base di partenza
della storia sarda, al quale faranno riferimento gli storici dell’ottocento e
novecento. Risulta evidente
che a Decimo il monastero di santa Greca, così chiamato in tutti i documenti,
era detto anche monastero di san Giorgio sino al 1355, poi lo conosceremo
sempre dedicato solo a santa Greca. Altri documenti successivi, del
XIV e inizi del XV secolo ci danno conferma. Il lascito testamentario (elemosina ) del vescovo sulcitano
Raimondo, riportato dal “Codice
diplomatico delle relazioni tra la Santa Sede e la Sardegna” [5] Quì si fa un lascito: ”Item dimittimus amore Dei et intuitu elemosine monialibus monastrerii
S. Greche situati in villa decimi maioris ad opus induendi easdem singulas
tunicellis decem libras predicte monete”, così prosegue ” Actum est Hac testamentumin Castro Calleri
intus cameram habitationis XXI Januarii MCCCLIX” seguono le firme dei
testimoni e per ultimo ”Ita est Johannes
Saurini notarius” ( dieci ”libras
predicte monete” affinché le monache possano comprarsi gli indumenti). Un altro documento è quello che riguarda
Fuliato de Serra, dove è nominato il salto di san Giorgio del Monastero di
santa Greca di Decimo, situato nella curatoria di Gippi (Decimoputzu, Zipeddu).
In conformità a questo l’ordinanza per il provvedimento, prima a carico poi a
discolpa del de Serra, dato dal luogotenente del Vicario di Gippi e Trexenta
(Trejenta). In questa ordinanza si nomina anche: “La abadessa del monaster de santa Grega de la villa de Decimo…” ed
è del 23 giugno 1363.[6] Precisiamo
che le monache avevano delle proprietà in Trexenta, ma queste erano amministrativamente
sotto i pisani. Una comunicazione reale del 21
giugno 1413 rende noto che re Ferdinando I di Castiglia comunica ai Consiglieri
di Cagliari che l’arcivescovo Antonio Dexart lo ha informato di aver eletto
Isabella, figlia del fu Benedetto Rossellò della città di Valenza, badessa “in monasterio et ecclesiae sanctae Grece
martiris constitutum antiquitus sub regula ordinis sancti Benedicti in villa de
Decimo”. Questa è la prima volta che in un documento si attribuisce a santa Greca il titolo di Martire. Dopo
questo periodo non si hanno più notizie del monastero, ma solo della chiesa,
per quanto anche queste siano legate al culto della Santa. Lo studio di questi documenti
dimostra che dopo il 1323-24, quando i Catalano Aragonesi iniziarono la
conquista della Sardegna, i monaci e i monasteri di conseguenza, subirono delle
gravi angherie e persero i privilegi che i Giudici avevano loro concesso. Nello
stesso periodo anche i Giudicati persero d’ importanza e si estinsero
rapidamente, solo quello di Arborea proseguirà sino al 1409. Questa situazione, per ciò che riguarda Decimo può essere
riscontrata nei documenti citati, ma anche in altri che sono stati interpretati
di recente. I patrimoni monastici si andarono riducendo per l’azione dispotica
dei feudatari, dei loro ufficiali e governatori. Anche a Decimo il monastero
probabilmente rimase senza monache, forse per le pestilenze, frequenti in quel
periodo, ma anche per le difficoltà di sostentamento. Poi, i nuovi
conquistatori preferirono inserire ordini monastici di estrazione Ispanica (es.
Mercedari). La scoperta e successivo studio
di alcuni documenti della Cancelleria del Regno d’Aragona da parte di Maria
Giuseppina Meloni, illustra molto bene la situazione storica, politica ed
economica del periodo. Vogliamo evidenziare che l’atto
del 1355, ancora non è sufficientemente conosciuto e studiato integralmente.
Comunque sulla base di quanto noto si può ipotizzare che i Giudici Cagliaritani
avessero uno specifico interesse alla valorizzazione dei “culti martiriali” del giudicato. Pertanto avranno voluto e
favorito economicamente la ristrutturazione del Santuario , affidandone la
custodia, nel caso particolare, a delle monache. Così ci spieghiamo le
donazioni ed elargizioni fatte ai monaci di tutte quelle comunità giudicali
dove è annoverato un martire. Per cultura e conoscenza storica,
vogliamo riportare integralmente un brano di Maria Giuseppina Meloni,
pubblicato con il titolo ; Ordini religiosi e politica regia nella Sardegna catalano aragonese della
prima metà del XIV secolo: ”Anuario de
Estudios Medievales “24, 1994,pp.831-855, p. 849. -Lo stesso problema della perdita
delle terre si ritrova per gli altri monasteri situati nei territori
conquistati dai catalano-aragonesi; per quanto riguarda il cagliaritano i
documenti finora esaminati danno notizia soltanto di un altro monastero, quello
femminile di San Giorgio e di Santa Greca presso Decimomannu. Fin dal 1327 la
badessa“venerabilis et religiosa
Magdalena abbatissa monasterij Sancti
Georgij de Decimo…” si era
rivolta all’infante Alfonso denunciando l’occupazione di beni e redditi da
parte di heretats catalani con grave danno per la comunità monastica. L’Infante
ricordando il preciso impegno di rispettare e difendere i beni della Chiesa,
che i monarchi catalani si erano assunti al momento dell’infeudazione del Regno
di Sardegna, ”attendentes quod personas religiosa set eorum bona sub nostra dicione
constituta tenemur in iure suo defendere et tueri”, ordinava al governatore
generale di rendere prontamente giustizia alle monache. L’ordine tuttavia non
venne rispettato se nel 1355, approfittando della presenza del re Pietro IV a
Cagliari, la badessa di Santa Greca esponeva con maggiori dettagli lo stesso
problema al sovrano, producendo anche la documentazione attestante che, per
donazione perpetua del Giudice Torchitorio e di altri sovrani cagliaritani, le
ville di Arili e di San Venesio, occupate rispettivamente dal vicario del
comune di Pisa e dal catalano Francesco di San Climent, appartenevano al
Monastero. La badessa denunciava anche gli abusi commessi dai feudatari nei
confronti degli abitanti di quella ville e dei servi del monastero ai quali gli
stessi Giudici di Cagliari avevano concesso determinati privilegi e che
venivano invece costretti a indebite prestazioni lavorative.- [1]R. CORONEO. Architettura romanica sch.4. [2]P. SELLA pp. 56, 107, 156, 173. “Decime e censi, redditi vari degli anni 1346-1350” , p. 173 (1342-47 secondo DADEA). [3] Archivio de la Corona de Aragòn, Cancilleria, reg. 1024, c.101 v, citato da M.G. MELONI e riportato a p. 190 da M. DADEA in Per una riscoperta della storia locale: la comunità di Decimomannu nella storia, a cura di C. DECAMPUS, B. MANCA, e G. SERRELI. [4] Codex Diplomaticus Sardiniae di Pasquale
Tola (Tomo I,doc XVI, pg 160) trascrizione dell’atto di donazione a favore dei
monaci Benedettini di san Vittore di Marsiglia e degli ampi privilegi concessi
loro dai Giudici di Cagliaritani. Più precisamente trattasi dell’atto di
donazione perpetua alle : “…ecclesiam s.
Georgii de Decimo et ecclesiam s. Genesii …” già di proprietà dei monaci Vittorini,
da parte del giudice Costantino Salusio II de Lacon Gunale a riconferma di
quanto fatto nel 1073 da suo padre, il giudice Arzone, conosciuto anche come
Orzocco Torchitorio I di Lacon Gunale. L’attestazione è del 30 giugno 1089 ma
il testo purtroppo è lacunoso, come scriverà lo stesso Tola. [5] D. SCANO Cagliari 1940-41, (vol I doc. DLXXV). [6] Archivio di Stato di Cagliari, Antico Archivio Regio,Vol. K1 c. 74v, (84v della nuova numerazione). |