SARCOFAGO DEL MUSEO REGIO DI CAGLIARI

  Esiste nel museo Archeologico Nazionale di Cagliari un “Marmo” del quale si parla in alcuni testi e lo si collega al culto e alle vicende di santa Greca di Decimomannu.

Questo reperto è la parte anteriore di un sarcofago; la lastra “resegata su tre lati, l’inferiore presenta un listello scalpellato nella parte sinistra”… Le dimensioni sono: in mm 390x2215x1150, le lettere 20 -25 mm., inventariata; cat. n° 5839, CAR 034.  Letizia Pani Ermini e Mariangela Marinone, del Museo A. N. C. , descrivono la lapide: “L’epigrafe è incisa nella cartella centrale ansata e incorniciata da un Kyma e da un listello liscio. Nelle anse sono due lettere D. M. iniziali della formula D(is) M(anibus). In ciascuno dei due riquadri, a lato della tabula, è un festone di fiori legato,nella parte verso il centro della lastra, con infulae ad una colonnina decorata da foglie di loto.” (Catalogo dei materiali paleocristiani e altomedioevali. Roma 1981 pag. 50).

     Il primo a parlare di questa lapide e a tradurre l’epigrafe fu il Canonico Spano (Sarcofago greco del Regio Museo di Cagliari, in BAS n° 11 anno V, 1859, pag.164). Si tratta di: “Un curioso sarcofago … in marmo della cava di Teulada … che ha una strana iscrizione greca incisa in mezzo, sebbene il monumento sia di scalpello romano.”  

    Questo monumento sepolcrale non era dedicato a persona di fede cristiana, lo si può arguire dalla formula D.M. , era sicuramente di persona agiata, a giudicare dal reperto. Non se ne conosce l’esatta provenienza. Secondo Gennaro Pesce, l’iscrizione dovrebbe essere dell’ VIII secolo, in greco, dedicata “ad una Greca monaca (monastria) serva di Dio, la quale chiede un memento per sé o forse al sacerdote che accostatosi a celebrare presso questo sarcofago, che potrebbe anche aver servito da mensa d’altare, dichiarasi immune dall’anatema dei 365 Santi Padri, vale a dire dell’eresia degli iconoclasti, colpita dal concilio di Nicea dell’anno 787” (G. Pesce: I sarcofagi romani di Sardegna, Roma 1957 pag. 44).

Antonio Ferrua ne fece una trascrizione ed una traduzione:

+ Ricordati o Signore della tua serva Greca, monaca, amen.    L'anatema incorreranno dei 365 Padri chiunque apra questa cassa, perché qui né oro (v’è) né argento. (A. Ferrua, Antichità cristiana, gli anatemi dei padri di Nicea, in Civiltà Cattolica, vol. IV, 16 .11.1957, pagg.378-387.)

 Lo Spano, suppone che il sarcofago sia stato trasportato dalle catacombe cristiane di “Fangariu”dove fu ritrovato anche il piccolo cippo greco di Metistria. Ma, poi afferma di averlo visto:  ” entrando a man sinistra nel gabinetto lapidario del Regio Museo di Cagliari… incastrato in alto del muro “ e di conoscere la sua provenienza, ipotizzando le attribuzioni precedentemente descritte. La sua traduzione Dell’iscrizione fu: ”Ricordatevi anche della serva non greca Monastria non sostenente l’anatema dei Santi trecento sessantacinque Padri. Quello che ho, sarebbe l’arca presente, che neppure fu dorata e ne è manco mia.”

L’esatta provenienza di questo sarcofago non è nota, la sua iscrizione non è facilmente attribuibile, secondo Padre Colli Vignanelli fu trovato a Decimo (sarcofago proveniente da Decimo p.85). Ora il reperto, forse dimenticato, è nel Museo Archeologico di Cagliari, dobbiamo precisare che fu uno dei primi reperti raccolti nel 1802. La sua origine potrebbe essere stata  extrainsulare (Mauro Dadea). Questo lo si può ipotizzare dalle varie mutilazioni che lo hanno ridotto alla sola sponda anteriore, tagliato per facilitarne il trasporto (G. Pesce)  o anche perché troppo ingombrante. Anche la scritta ci fa supporre che fosse un sarcofago dedicato a una monaca, non sappiamo se Greca di nome o di nazionalità, sicuramente non Santa ma bisognosa di preghiere e mementi.

Possiamo concludere  quindi che, il reperto di “ scalpello “ romano descritto, pur riportando le diciture in greco, fosse originariamente con un’altra scritta e sempre usato come sarcofago. Siamo convinti che non abbia a che fare col culto di santa Greca, che non proviene da Decimo, anche se studiosi fanno dei collegamenti con il culto della Martire di Decimomannu.    

Foto dell’ iscrizione del sarcofago.

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