L’IMPORTANZA DI DECIMOMANNU PRIMA DELLA BATTAGLIA DI LUTOCISTERNA (1323) Dopo
lo sbarco dei catalano-aragonesi a Canyelles, Palma di
Sulcis, la marcia verso Cagliari si fermò subito ad
Iglesias, Villa di Chiesa, e per sette mesi furono fatiche immani per i
catalani. Si pensò che la campagna in Sardegna fosse fallita, la Villa di
Iglesias si arrese per inedia e per le pestilenze, gli assedianti al loro
ingresso non vi trovarono alcuna derrata alimentare. In
una lettera del 12 giugno 1323 il giudice Ugone II
d’Arborea scrisse ad Alfonso d’Aragona che aveva provveduto ad invadere, mettere sotto la sua influenza e
controllo il Cagliaritano sino a Decimo a dieci miglia da Cagliari. Nei giorni
seguenti si sarebbe spinto sino a tre miglia da “Caller” in
modo da impedire il rifornimento dei cereali ai pisani che erano stanziati in
Castello e in modo da facilitare l’avanzata degli Ispanici dal Sulcis al Campidano. Intanto i pisani, che non potevano
difendere i campi attorno alla città, fecero terra bruciata sia delle Ville che
dei terreni coltivabili e coltivati anche se era tempo di
raccolto. Quando
Alfonso d’Aragona sbarcò in Sardegna si diresse ad Iglesias e non, come alcuni
gli avevano consigliato, a Cagliari o al nord, Sassari. La scelta del capoluogo
Sulcitano dipese da più fattori, quali; la ricchezza
mineraria della villa, e politicamente il fatto che fosse un rifugio di elementi
guelfi alleati dei Donoratico. Il “consiglio” di
iniziare l’impresa da Villa di Chiesa fu dato ad Alfonso dallo stesso Ugone II giudice d’Arborea il quale riuscì a tessere una
fitta rete di spie per facilitare la presa della Villa, ma le cose non andarono
in questo modo. Comunque l’occupazione della Sardegna, partendo da Iglesias era
stata preparata da Ugone e dai catalani alleati di
Giacomo II, contemporaneamente furono avviate le operazioni militari nel
Cagliaritano, secondo lo storico Muntaner fu Guerau di Racabertì ad assediare
Cagliari con 200 cavalieri e 2000 fanti. Un’ altra versione storica, che
conferisce un ruolo centrale a Ugone II, dice che
questi si sarebbe stabilito a Selargius, dove dopo la presa di Iglesias si
trasferì Alfonso; questa fonte non fa cenno a Guerau
di Rocabertì[1].
Dal campo dell’assedio di Iglesias, Alfonso organizzò in modo che la presa della
Villa di “Caller “ fosse
più facile. Nominò Guerau de Rocabertì, Guillem de Cervellò e Bertran de Castellet
responsabili delle operazioni militari con l’incarico del controllo anche della
zona sud-orientale della Sardegna. Nominò anche i vegueri (veguers), quello di Caller era Pere de Libia, altri nelle altre curatorie con l’incarico di raccogliere notizie, sui redditi
delle ville, necessarie alle prime infeudazioni. Diede l’ordine di organizzare i
rifornimenti alimentari, ricevere l’omaggio di fedeltà delle popolazioni e
assoldare uomini. Alfonso per questi incarichi si servì di personale locale,
sardi e di origine toscana, i majores e Judice de
facto che dovevano provvedere all’approvvigionamento delle truppe che
sarebbero state raccolte a Decimo, “una tra le più grosse Ville dei Donoratico” nei pressi di Cagliari e a
Selargius. Agli
inizi del 1324 Alfonso si era recato a Selargius, il 24 Febbraio, ed era in
attesa di attaccare Cagliari. Nel mese precedente incaricò Jaume de Turricella veguer in partibus
delle curatorie di Sulcis,
Sigerro, Nora, Decimo e Gippi, poi sostituito da Berenguer
de Compons al quale fu ordinato di trovare, nel tempo
di 15 giorni, mille fanti (pedites) ben armati da inviare a
Selargius[2].
La preparazione dello scontro, che poi si sarebbe combattuto a Lutocisterna, prevedeva anche la raccolta di provviste
alimentari, l’Infante per questo motivo ordinò che tutte le viandes che aveva
in Caller fossero raccolte in una casa presso
Decimo. Il trasporto, come allora si usava dove c’erano dei corsi d’acqua che lo
permettevano, avveniva per via fluviale, dallo stagno a Decimo lungo il fiume e
successivamente con i carri e i carradores (carrators). [3]
Al Capitano di Decimo dovevano rendere conto della raccolta di denaro e di grano
il major di Villamassargia Arsocco de
Sena, di Domusnova Arsocco Corrone, l’ armentario del Sigerro il catalano Pere
Oliver e quello di Gippi Gonnario Camboli e gli altri della
vegueria di Berenguer de
Compons. Le vettovaglie furono trasportate da Iglesias
a Selargius per mezzo dei carrators sardi dell’Iglesiente,
di Decimo e della curatoria di Nuraminis il cui judex de facto dovette pagare, per quel
servizio, 22 carrators per altrettanti
carri.[4]
Il giorno dopo ordinò a Pere Oliver, curatore della Villa di Siliqua, di pagare
un sardo per il trasporto di un carro da Iglesias a Selargius, lo stesso ordine
fu dato a Guido Silvestri curatore della villa di Decimo. L’Infante anche in
seguito, diede ordini di usare officiali locali per la raccolta di cereali nelle
Ville e curatorie. Il curatore
della Villa di Decimo, Guido Silvestri era un lucchese, fu Major, curatore e
capitano della Villa tra il 1323 e il 1324. Pare fosse parente di Dino Silvestri
anche lui lucchese, poi divenuto cittadino di Barcellona, attivo informatore Guelfo del Re aragonese
negli anni precedenti. Anche Gonnario Camboli, sardo divenne capitano di Decimo e di altre Ville
nel Marzo del 1324, fu armentario di Gippi ed era possessore a Cagliari, in castello, di diversi
immobili; due alberchs nella ruga
dell’Elefante, dei quali uno di sette solai e una bottega, uno nella ruga
Comunale e uno e la metà di un altro nella ruga dei Mercanti. Questi due
personaggi ebbero importanza nella fase preparatoria della presa di Cagliari,
poi sfociata, come detto, nella battaglia di Lutocisterna, combattuta tra le forze che arrivavano da
Selargius, dove ci fu l’assembramento delle forze catalane e quelle pisane che
arrivavano da Decimo . Manfredi sostò per tre giorni a Decimo, dopo essere
sbarcato a Nora e passando per Uta, preparando le
forze e cercando di cogliere di sorpresa l’Infante che invece aveva ben 25
cavalieri che seguivano Manfredi e lo tenevano informato. Dal castello di
Cagliari duecento cavalieri si recarono a Decimo, dove si trovava il conte
Manfredi[5].
Tra di loro vi era Enrico della Mula, che aveva già combattuto ad Iglesias, suo
fratello Amelino, Enrico della Estela, Piero Rustici, Pietro de Certona, altri nobili, con il loro seguito, e il capitano,
Giovanni Cinquini. Il conte di Donoratico ordinò loro di obbedire a Enrico della Mula che,
secondo la cronaca, fu l'eroe di parte pisana, anche se sfortunato perché poco
prudente. Manfredi avrebbe voluto portare le sue forze al castello di Cagliari
per rendere più nutrite le difese, ma l’Infante lo sorprese all’ingresso della
Villa di Caller lungo la strada che dal Maso portava a Cagliari in una località
chiamata Lutocisterna o Lucocisterna, per via della
etimologia che significa fangoso e bosco, dove appunto fu combattuta la
battaglia, unica battaglia campale in linea della guerra dei catalano-aragonesi
per la conquista della Sardegna. [1] A Guerau interessava molto infeudare il paese e la zona di Decimo. [2] 19 Gennaio 1324. [3] 27 Dicembre 1323 [4] 17 Febbraio 1324. [5] 25/29 Febbraio 1324.
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